Avete mai assaggiato i krumiri? Questi biscotti italiani dall’iconica forma a manubrio hanno una storia davvero interessante che vale la pena raccontare.
Perché si chiamano krumiri
Questi biscotti dal nome strano sono un vanto della pasticceria italiana. Vengono inventati alla fine dell’Ottocento, più precisamente nel 1878, da un pasticciere del paese di Casale Monferrato. Venivano venduti in una inconfondibile scatola di latta che consentiva di preservarne il sapore, ma anche la croccantezza.
Prima di raccontare la storia di questi biscottini italiani, scopriamo perché si chiamano così. Il nome può suonare “strano”. Sicuramente non deriva dalla tribù dei Khumir, gli abitanti della regione algerina della Crumira famosi per atti vandalici e barbarie. Sembra invece derivare da un liquore chiamato krumiro. Secondo la leggenda, Domenico Rossi un pasticciere di Casale Monferrato, dopo aver bevuto tutto la notte krumiro con gli amici, corse nel suo laboratorio per inventare dei biscotti da mangiare in accompagnamento a questa bevanda alcolica che tanto amava. I biscotti ebbe un successo immediato e fecero la fortuna e la ricchezza del suo creatore.
I biscotti a forma di baffi
Secondo molte persone il successo dei krumiri è dovuto alla loro forma iconica più che al loro sapore. Non a caso questi biscottini hanno una forma molto particolare, non sono rotondi o ovali come tutti gli altri biscotti, ma hanno una forma curva che ricorda quella di un manubrio. Osservandoli bene si nota una certa somiglianza con i mustacchi, ossia con i baffi del re d’Italia Vittorio Emanuele II, passato alla storia come il “re galantuomo”. Si pensa che Domenico Rossi con la sua creazione dolciaria abbia omaggiato l’allora sovrano d’Italia.
Poiché sono biscotti dalla forma davvero particolare, non esisteva all’epoca macchinari per farli e tutto veniva fatto rigorosamente a mano come avviene ancora oggi, ben 100 anni dopo la loro creazione a Casale Monferrato.
La fortuna dei krumiri tra successo e imitazioni
Il successo dei krumiri spinse molti pasticcieri in giro per l’Italia a creare imitazioni creando grande confusione nei consumatori. Fu così che il suo inventore, Domenico Rossi, registrò il brevetto e creò una scatola di latta unica e inconfondibile con il suo cognome Rossi scritto e il numero del brevetto e l’immagine del re Vittorio Emanuele II, oltre allo stemma sabaudo.
Una curiosità: questi biscotti a forma di baffi hanno ottenuto la medaglia di bronzo all’Esposizione Universale del 1884.
Ancora oggi la ricetta inventata da Rossi resta un segreto, anche se sono noti gli ingredienti: burro, uova freschissime, farina di grano tenero, vanillina e zucchero). Sappiamo anche che non viene usata acqua e la lievitazione è lunghissima Questo biscotto oggi ha il marchio Pat (prodotto agroalimentare tradizionale).